LA BELLEZZA NASCOSTA DI FOGGIA / LA DIVINA MARIA CALLAS CANTA UMBERTO GIORDANO




“Unendo nello Chénier e nella Siberia la verità all’ideale, Giordano si è elevato molto al di sopra dei suoi colleghi” e “se Puccini, che io apprezzo, possiede la grazia tenera, il fascino pittoresco, Giordano possiede la forza tragica, l’energia orchestrale, il vigore espressivo”

 

Alfred Bruneau



Umberto Giordano naque a Foggia nel 1867.

Da compositore fu protagonista della cosiddetta corrente verista, più nello specifico della “Giovine Scuola” di cui facevano parte anche Mascagni, Cilea, Leoncavallo, Franchetti e inizialmente anche Puccini.

Sin da fanciullo fu destinato dal padre alla carriera di maestro di scherma, in considerazione dell’attitudine dimostrata, ma contro il parere dei genitori preferì invece dedicarsi alla musica. Per i primi rudimenti di pianoforte e solfeggio fu affidato ad un amico di famiglia che, resosi conto delle sue non comuni attitudini musicali, convinse il padre ad assecondarne la vocazione; continuò quindi gli studi con due insegnanti della sua città, Luigi Gissi e Giuseppe Signorelli, e dal 1882 studiando presso il prestigioso Conservatorio napoletano di S. Pietro a Majella.



Una volta diplomatosi al Conservatorio di Napoli, il compositore foggiano si caratterizzò subito per il suo innato senso del teatro e per l’inventiva melodica ricca e generosa, oltre che per la spontanea ed efficace eloquenza. Con le sue opere Umberto Giordano è stato capace di sfidare il tempo, l’evoluzione musicale e i repentini cambi di registro culturali. Il suo più grande successo arrivò con opere liriche come Andrea Chenier e Fedora, quest’ultima, probabilmente, sarà la sua opera più famosa di tutto il suo repertorio, perchè ritenuta a ragione, “stilisticamente perfetta”. Questo lo farà immediatamente diventare uno degli esponenti più rappresentativi dell’Opera Lirica Italiana.

Tuttavia, per noi comuni mortali Umberto Giordano rimarrà per sempre colui che con la sua musica ha saputo regalarci una delle arie più famose di sempre, parliamo qui di “La Mamma è morta“, tratta dall’Andrea Chénier, opera che debuttò nel 1896 alla Scala di Milano con grandissimo successo di pubblico.



L’aria in questione fu resa ulteriormente indimenticabile da una magistrale interpretazione eseguita nel 1955 dalla soprano greca Maria Callas, che in quell’anno presentava al Teatro alla Scala di Milano, assieme al grande tenore italiano dell’epoca, Mario Del Monaco, proprio l’opera del compositore foggiano.

In quel momento, una grandissima Maria Callas, forse come mai si era vista prima, conquistò il pubblico con la sua voce piena e luminosa, cantando quest’aria con voce sublime e ben progettata per tutta la tessitura del brano, ritraendo così una vibrante Maddalena, la donna protagonista di quell’opera, che in quella circostanza, passando prima come orfana spaventata, si trasformava da bambina viziata a donna che per la prima volta si avvicinava alla scoperta dell’amore.

Chi ha già messo assieme diverse primavere ricorderà senza ombra di dubbio che quella stessa aria cantata dalla Callas, fu utilizzata con struggente grazia anche in una famosa seguenza del film “Philadelphia” (1993) di Jonathan Demme, interpretato da Tom Hanks e Denzel Washington. Qui, Tom Hanks interpretava un sieropositivo deciso a difendere la propria reputazione nonostante le sue difficoltà psicologiche e fisiche. L’occasione è preziosa per ricordarvi che “Philadelphia” fu la prima grande produzione hollywoodiana che trattò al cinema il tema dell’Aids. Guarda qui la seguenza


L’aria di cui vi stiamo parlando, interpretata dalla meravigliosa voce di Maria Callas, è quella che potete riprodurre qui sotto. L’esecuzione è semplicemente sublime, ed ogni commento è reso inutile proprio dalle forti emozioni che solo la Divina sapeva donare al suo pubblico. 




“Andrea Chénier” è senza dubbio un’opera di grande potenza: Umberto Giordano ha avuto la capacità di rispecchiare con questa il suo tempo e il percorso culturale a esso connesso, ma allo stesso tempo in parte di distaccarsene, aprendo una strada di rinnovamento e spianando il cammino alle variegate e vivaci proposte di quegli anni. Potrebbe sembrare una coincidenza il fatto che nello stesso anno del debutto di “Andrea Chenier” (1896) andò in scena per la prima volta la “Boheme” di Puccini, ma forse non lo è del tutto: per molti aspetti Giordano sembra, molto più dei suoi colleghi della Giovine Scuola, vicino a quell’ideale di struttura e di complessità drammaturgica e musicale che diventerà poi propria di Puccini e che lo consacrerà come uno dei più grandi compositori d’opera della storia. La complessità dei personaggi, i loro ideali, la costruzione musicale del dramma sono i campi principali in cui possiamo scorgere una coincidenza quantomeno di intenti. Motivo più che valido per apprezzare ancor di più “Andrea Chénier”.



Dopo la morte di Umberto Giordano la città di Foggia ha dedicato al suo celebre compositore sia il locale teatro comunale, che un imponente piazza ricca di sculture che ricordano lui e tutte le sue opere liriche (le foto di questa pagina ne rappresentano solo dei piccoli particolari).

Per cui, se siete in città, non fatevi mancare una visita alla centralissima Piazza Umberto Giordano, area pedonale ricca di bar all’aperto e tanti negozi per il vostro shopping.

Lì la musica è nell’aria!



“Un dì all’azzurro spazio guardai profondo,
e ai prati colmi di viole,
pioveva l’oro il sole,
e folgorava d’oro il mondo:
parea la terra un immane tesor,
e a lei serviva di scrigno il firmamento”
Andrea Chénier – Umberto Giordano




 

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